Costo dei disturbi muscoloscheletrici e prevenzione

Il costo dei disturbi muscoloscheletrici sulla qualità della vita del diretto interessato è facilmente evidenziabile, ma qual è il loro impatto sulla salute pubblica e qual è il loro peso economico?
Per completezza, ricordiamo che i disturbi muscoloscheletrici sono tutte quelle condizioni che colpiscono muscoli, tendini, legamenti e in generale l’apparato locomotore. Parliamo ad esempio della sindrome da impingement del sovraspinato, del tunnel carpale, ma anche della lombalgia.
I lavoratori sono particolarmente esposti al rischio di sviluppare disturbi di questo tipo: al 2020, oltre il 60% dei lavoratori in Europa ha riportato almeno un disturbo muscoloscheletrico, dato in aumento di circa 6 punti percentuali rispetto al 2007 (dati Eurostat, liberamente consultabili).
In un’altra indagine globale, il “Global Burden of Disease”, è stato stimato che i disturbi muscoloscheletrici, nel 2021, abbiano colpito quasi 1,7 miliardi di persone, comportando 162 milioni di DALY .
Ora mi aspetto che molti di voi si chiedano: “cos’è un DALY?”
Il DALY (Disability-Adjusted Life-Year) è un indice usato per quantificare il “peso” complessivo di una patologia, sommando gli anni che una persona convive con essa, o in condizione di disabilità, e gli anni di vita persa in caso di morte prematura (rispetto all’aspettativa di vita media). Nel caso dei disturbi muscoloscheletrici si parla quasi esclusivamente di anni vissuti con disabilità (159 milioni di anni-persona).

Se l’impatto a livello individuale è facilmente intuibile, il carico che questi disturbi comportano per la società, anche a livello economico, è più difficile da stimare.
In un editoriale di Yelin e colleghi del 2016, per esempio, troviamo un calcolo dell’impatto economico in dollari associato alle condizioni muscoloscheletriche negli Stati Uniti, relativamente al periodo 2009-2011.
Volete provare a indovinare di quanto denario stiamo parlando? 10 milioni all’anno? 100?
…
796.
Miliardi.
Non esattamente una cifra trascurabile. Ma da dove viene questa somma?
Si distinguono costi diretti e indiretti.
Costi diretti
I più semplici da quantificare, i costi diretti sono quelli sostenuti dagli individui e dai sistemi sanitari per la prevenzione, gestione e trattamento del disturbo o della patologia.
Costi indiretti
Racchiudono tutti i costi associati alla diminuzione di produttività, mancati guadagni, mancate opportunità, e giorni di malattia richiesti. Al contrario dei costi diretti, questi sono di più difficile quantificazione, dato che includono anche componenti come il presenteismo (lavorare in condizioni precarie di salute) o il ritiro anticipato dal mondo del lavoro, dovuto al peggioramento delle condizioni di salute.
Vanno poi aggiunti i costi “intangibili“, come lo stress sul lavoro e familiare, che riducono la qualità della vita, e il dispendio di tempo personale e da parte dei caregiver (che spesso sono i familiari stretti).

In ambito lavorativo, sappiamo che i principali fattori di rischio sono il mantenimento prolungato di una postura, la ripetizione costante degli stessi movimenti, e il sollevamento manuale di oggetti o strumenti pesanti. Il tutto esacerbato dall’eventuale assenza (o paucità) di pause adeguate.
Cosa possiamo fare?
La prevenzione rimane il miglior sistema per abbattere i costi economici (e, soprattutto, umani) dei disturbi muscoloscheletrici. Sebbene anche i costi per la prevenzione siano inclusi (nei costi diretti), il fardello economico risulta nettamente inferiore.
Per prevenire i disturbi muscoloscheletrici correlati al lavoro, è importante eseguire la valutazione del rischio e messa in atto di piani di miglioramento adeguati, come
- Adozione di ausili per facilitare o sostituire completamente le attività manuali.
- Educazione del personale sulle buone pratiche per il corretto sollevamento dei carichi e ridurre le posture incongrue.
- Riorganizzazione delle mansioni per introdurre una maggiore varietà nei compiti che si svolgono.
- Introduzione o riorganizzazione delle pause per garantire un adeguato recupero muscolare (ricordiamo anche che le pause devono essere di almeno 8 minuti per essere conteggiate nel calcolo del rischio di sovraccarico biomeccanico).
E..
- Esercizio fisico.
Sorpresi per l’ultimo punto? se avete letto i nostri contenuti, non dovreste esserlo. Una persona allenata è più consapevole dei movimenti che fa, dei propri limiti e delle proprie capacità; inoltre, banalmente, un muscolo forte si infortuna con maggior difficoltà. Una persona allenata ha una maggior capacità aerobica e di recupero, e risente meno della fatica che si accumula durante l’orario lavorativo.
E con questo chiudiamo questo excursus sul fardello dei disturbi muscoloscheletrici. In questo articolo abbiamo voluto concentrarci sugli aspetti economici e sociali, ma ricordiamo, ovviamente, che il primo e più importante costo che impongono questi disturbi è sulla qualità della vita della persona, che deve essere il primo aspetto da valutare e tenere in considerazione.
Bibliografia
- Eurostat (Accesso Agosto 2024).. Eurostat data, Persons reporting a work-related health problem by sex, age, and type of problem. https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/bookmark/eceb50ff-273a-45cf-a2a8-cfb321eadfe7?lang=en<br />
- Bevan S. (2015).. Economic impact of musculoskeletal disorders (MSDs) on work in Europe. Best practice & research. Clinical rheumatology, 29(3), 356–373. https://doi.org/10.1016/j.berh.2015.08.002
- Edward Yelin, Stuart Weinstein, Toby King (2016). . The burden of musculoskeletal diseases in the United States, Seminars in Arthritis and Rheumatism, Volume 46, Issue 3, Pages 259-260, ISSN 0049-0172, https://doi.org/10.1016/j.semarthrit.2016.07.013.