La sindrome del turnista e l’alterazione del ritmo sonno-veglia

Dormire è uno dei bisogni fisiologici dell’individuo. Da sempre ci viene ripetuto quanto un sonno ristoratore possa avere un’influenza positiva sul nostro organismo e che, viceversa, la qualità del sonno è uno dei primi fattori a risentire di alterazioni dell’umore, preoccupazioni, ansie. Riuscire a dormire bene non è sempre banale e può diventare un problema soprattutto per coloro che hanno stili di vita e lavorativi disallineati, in cui il ciclo sonno-veglia è alterato o invertito rispetto al fisiologico: è il caso, ad esempio, dei turnisti, ovvero i lavoratori che “compiono un lavoro a ore differenti su un periodo determinato di giorni o di settimane” (D.Lgs. 8 aprile 2003), che, soprattutto quando incluso il turno notturno, sono i primi a soffrire di disturbi del sonno. La “sindrome del turnista” è la condizione che può colpire il lavoratore in stato deprivazione del sonno.
Perché dormiamo?
Il nostro ritmo sonno – veglia è garantito dal cosiddetto ritmo circadiano. Non è altro che il nostro orologio biologico interno di una durata di 24 ore, ovvero il ciclo di variazioni ormonali quotidiane che ogni giorno coinvolgono il funzionamento biologico del nostro organismo. Il ciclo sonno-veglia è regolato dall’alternanza di luce e buio che stimolano il rilascio di due ormoni: melatonina e cortisolo.
La melatonina viene rilasciata nelle ore serali e induce la sensazione di sonnolenza, mentre il cortisolo, ormone dello stress, è rilasciato con la luce del mattino e stimola la vigilanza. Questi due ormoni sono in una relazione opposta poiché quando la melatonina è prodotta il rilascio di cortisolo è inibito, e viceversa; il loro equilibrio garantisce la regolarità del sonno e della veglia. Il cortisolo però, oltre ad essere l’ormone della veglia, è soprannominato anche “l’ormone dello stress” perché un suo aumento è associato agli stati di stress cronici.

Se i ritmi si scombinano in cronico possono originarsi disturbi del sonno, termine che indica tutte quelle sindromi caratterizzate dall’incapacità di prendere sonno o dallo svegliarsi a orari improponibili, come ad esempio la sindrome da anticipata o posticipata fase del sonno, l’insonnia o la sindrome del turnista.
Alla base dello sfasamento dell’orologio biologico e del ritmo circadiano c’è l’alterazione nella produzione ormonale. Il cortisolo è un ormone che svolge una serie di funzioni organiche: aumenta la frequenza, cardiaca, la gittata cardiaca, la glicemia, riduce le difese immunitarie e la sintesi di collagene e promuove la lipolisi e il catabolismo muscolare. Se prodotto in quantità eccessive, come durante stati prolungati di stress o alterazioni del ritmo circadiano, allora può generare alcuni effetti collaterali. Per questo motivo, alti livelli di cortisolo sono associati a diverse patologie croniche, come l’ipertensione, l’insulino-resistenza, il diabete di tipo II, l’osteoporosi; questo meccanismo permette di spiegare per quale motivo lo stress, insieme alla scarsa qualità e quantità di sonno, è fattore di rischio di tante patologie.
La sindrome del turnista
La sindrome del turnista, o SWSD (shift work sleep disorder) è un disturbo del ritmo sonno-veglia vissuto dal 20-30% dei turnisti (International Classification of Sleep Disorders) causato dalla deprivazione del sonno che si associa a conseguenze negative. Ciò che alimenta questo rischio è la tendenza delle persone con un lavoro a turni di allinearsi con la normale vita sociale e famigliare, comportamento che porta gradualmente ad una diminuzione nella quantità delle ore di sonno.
Il disturbo è associato alla difficoltà a prendere e mantenere sonno e ad eccessiva sonnolenza durante il turno lavorativo, aumentando di fatto il rischio di infortuni. Oltre a questo, si possono riscontrare sintomi sistemici, come problemi di digestione, fatica cronica e senso di spossatezza giornaliero, disturbi dell’umore e riduzione dell’attenzione e dei riflessi.
L’alterazione ormonale provocata dal disallineamento dei ritmi circadiani rappresenta un fattore di rischio per molteplici patologie:
- L’obesità, la sindrome metabolica e l’insulino resistenza, a causa dei livelli alterati di cortisolo che innesca uno stato infiammatorio e dei risvegli notturni che abbassano i livelli di leptina, un ormone che controlla l’appetito diminuendo il senso di fame.
- Disturbi del tono dell’umore, depressione, ansia e stress, dovuti all’aumento del cortisolo.
- Disturbi gastrointestinali: episodi di gastrite e dispepsia, dovute all’alterazione dei centri nervosi della fame per il consumo di alimenti e bevande nelle ore in cui l’apparato digerente è solitamente a riposo e di caffè, che può acidificare lo stomaco.
- Calo della libido e alterazioni mestruali nella donna, per via dell’aumentato tono dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e conseguente incremento nella produzione di gonadotropine, ormoni che regolano la funzione riproduttiva.
Pertanto, se melatonina e cortisolo, stimolati da luce e buio, regolano il ritmo sonno-veglia, l’obiettivo del turnista con disturbi del sonno è ri-settare il suo orologio interno sul suo orario lavorativo, e dunque:
- Se deve svolgere un turno notturno, bloccare la produzione di melatonina e stimolare quella di cortisolo negli orari serali;
- Se deve dormire durante la giornata per recuperare il turno notturno, stimolare la produzione di melatonina la mattina prima di andare a dormire.
Strategie per gestire la sindrome del turnista
Nel caso in cui il turnista sperimenti deprivazione del sonno e manifesti i sintomi della suddetta sindrome, tra le strategie per gestire e riallenare l’organismo al corretto ciclo circadiano:
- Integrazione di melatonina: integrare la melatonina si è dimostrato un buon trattamento per conciliare il sonno se viene assunta almeno 30 minuti prima di addormentarsi.
- Lux terapia: l’esposizione alla luce solare è la più potente strategia di stimolazione ormonale. In assenza di luce esterna può essere utilizzata una lampada che emette luce ad un’intensità di 5000 fino a 15.000 lux, utile a coloro che devono stimolare la veglia. È dimostrato come esposizioni dalla mezz’ora alle 2 ore di luxterapia a intensità di 5000-10.000 lux inducano un’inibizione sulla produzione di melatonina.
- Favorire un ambiente poco illuminato se si deve andare a dormire: per conciliare la produzione di melatonina, una strategia può essere ridurre l’esposizione a fonti luminose.
- Sensibilizzare la famiglia al rispetto degli orari.
- Evitare i dispositivi elettronici prima di dormire: l’esposizione alla luce blu emessa dai dispositivi elettronici ha un effetto inibitorio sulla melatonina e stimola il risveglio.
- Durante il turno notturno evitare snack carichi di zucchero perché l’elevato picco glicemico induce sonnolenza.
- Esercizio fisico: Il sonno favorisce il recupero dai processi catabolici che il nostro organismo compie durante la giornata. Anche l’esercizio fisico rappresenta uno stimolo stressogeno da cui il nostro corpo deve recuperare per mantenere e accrescere la massa muscolare; se il sonno è disturbato questo processo ne risente. L’aumento del dispendio energetico durante l’allenamento favorisce la stanchezza e la sonnolenza.