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Fidgeting e salute: impara a muoverti anche mentre sei seduto

Il fidgeting (o fidgeting behaviour, che letteralmente si tradurrebbe con “comportamento irrequieto”, oppure “muoversi senza sosta”), nel contesto di cui ci occuperemo in questo articolo, indica tutti quei piccoli movimenti ripetuti che vengono svolti senza uno scopo apparente, tipicamente mentre si è seduti, o si sta facendo altro. È un comportamento comunemente associato al nervosismo o alla noia, ma sapevi che può avere dei risvolti benefici per la tua salute? Il fidgeting sembra infatti essere associato a un maggior dispendio calorico, un miglior controllo glicemico post-prandiale, e, soprattutto, sembra ridurre l’influenza negativa della sedentarietà sulla tua salute.

Gli esempi più frequenti possono includere: agitare una gamba sotto al tavolo, tamburellare con le dita, ma anche giocare con un anello, un laccetto, o una cerniera. Si tratta di un’abitudine molto diffusa, tanto che sono stati messi in commercio numerosi “fidget toys”,  il più famoso dei quali è senza alcun dubbio il fidget spinner.

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Trattandosi di attività motoria svolta in contesti altrimenti sedentari, il fidgeting ha attirato l’interesse accademico di numerosi team di ricerca, provenienti perlopiù da Stati Uniti, UK ed Europa occidentale, paesi fortemente industrializzati con un’alta prevalenza di obesità e sedentarietà.

Ma partiamo dal principio. Perché sentiamo la necessità di non stare fermi mentre ascoltiamo una lezione, scriviamo al pc (sì, sto tamburellando con il piede proprio mentre scrivo queste parole), o parliamo al telefono? 

Assecondando la teoria della embodied cognition (lett. “cognizione incarnata”, o “mente incorporata”), secondo cui i processi cognitivi sono indissolubilmente legati allo stato, condizione e capacità del corpo, il fidgeting potrebbe essere una strategia subconscia attuata per migliorare o supportare la capacità attentiva durante compiti cognitivi, andando ad alzare il livello di arousal tramite l’attivazione muscolare (Farley et al., 2013).

Fidgeting, effetti sul metabolismo

Ma il fidgeting sembra avere risvolti positivi anche a livello fisico: rispetto allo stare seduti immobili, compiere questi piccoli movimenti porta a un aumento del dispendio energetico anche del 50% (Levine et al., 2000), risultati corroborati da uno studio più recente di Liu e colleghi (2022), che hanno rilevato un aumento del dispendio energetico di 0.5 MET per il fidgeting degli arti inferiori, rispetto allo stare seduti immobili (da 1.3 a 1.8). 1 MET, ricordiamo, è equivalente a 1 kcal/kg/h (ovvero, un’attività da 1 MET, svolta per 1 ora, richiede 1 kcal per kg di peso corporeo).

Non sorprende, quindi, che le persone con una maggior predisposizione all’attività spontanea (mediata forse da livelli maggiori di orexina) presentino un minor tasso di obesità e persino un minor rischio di mortalità da tutte le cause, come mostrato da Hagger-Johnson e colleghi (2016), partendo da dati raccolti su un periodo di 12 anni da quasi 13’000 donne inglesi.

Questo effetto positivo sul dispendio energetico sembra tradursi, ad esempio, in un miglioramento del controllo glicemico dopo un pasto, rispetto alla completa sedentarietà, portando anche a un aumento dell’afflusso locale di sangue (Pettit-Mee et al., 2022).

Fidgeting e salute vascolare

Quando restiamo seduti per molto tempo si osserva una marcata riduzione del flusso sanguigno agli arti inferiori, mediato probabilmente dalla compressione statica dei tessuti della coscia, che si traduce in un maggior rischio di aterosclerosi.

Interrompere il comportamento sedentario è quindi fondamentale per ripristinare la funzionalità vascolare degli arti inferiori, ad esempio, alzandosi e camminando brevemente: nulla di nuovo, l’importanza delle pause attive è ben nota.

In uno studio del 2016, tuttavia, Morishima e colleghi hanno riportato come il fidgeting degli arti inferiori fosse sufficiente da solo a migliorare la funzione vascolare durante 3 ore di sedentarietà ininterrotta, contrastandone gli effetti negativi. Questa attività sembra infatti sufficiente a riattivare la funzione di pompa muscolare dei muscoli della gamba, favorendo il ritorno venoso.

Bisogna però notare come l’effetto sia altamente localizzato; nello studio riportato, infatti, i ricercatori hanno fatto eseguire il fidgeting unicamente con una gamba, chiedendo ai partecipanti di non muovere l’arto controlaterale, nel quale non si è evidenziato nessun miglioramento.

Uno studio successivo di Evans e colleghi (2019) ha ulteriormente evidenziato questo aspetto, mostrando come questa attività, pur aumentando il dispendio energetico, e il flusso di sangue negli arti coinvolti, non sia sufficiente a indurre modifiche emodinamiche a livello centrale.

Gadget per il fidget

Se in introduzione abbiamo parlato di piccoli attrezzi pensati più per stimolare l’attenzione tramite il fidgeting, negli ultimi anni si sono diffusi anche alcuni “gingilli” per aumentare l’attività degli arti inferiori durante le ore passate alla scrivania.

Questo, ad esempio, è un dispositivo che è possibile sospendere sotto la scrivania per promuovere il movimento delle gambe creando un appoggio instabile per i piedi, mentre si è tranquillamente seduti alla scrivania:

Un approccio simile ha guidato la costruzione di alcuni modelli di sedie che permettono un leggero movimento laterale, che richiede una maggiore attivazione del core e stimola l’adozione di una “seduta attiva”.

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È un po’ come sedersi su una fitball. Ma senza il rischio di ribaltamenti durante la stesura di una mail importante. A scanso di equivoci, l’uso della fitball è sconsigliato, innanzitutto perché non è prevista nella normativa ISO, e, in secondo luogo, perché l’assenza di supporto lombare determinerebbe un progressivo affaticamento dei muscoli lombari (ne abbiamo parlato in questo articolo, e questo aggiornamento).

Ricapitolando, sebbene il fidgeting non sia una soluzione miracolosa, non dovremmo sentirci in colpa a muovere un po’ le gambe sotto alla scrivania, e anzi, farlo un po’ più spesso potrebbe anche aiutarci a rimanere più in salute.

Bibliografia

  • Farley, J., Risko, E. F., & Kingstone, A. (2013). . Everyday attention and lecture retention: the effects of time, fidgeting, and mind wandering.
  • Levine, J. A., Schleusner, S. J., & Jensen, M. D. (2000). . Energy expenditure of nonexercise activity.
  • Liu, J., Li, Y., Quan, M., Zhuang, J., Cao, Z. B., Zhu, Z., Li, Y., Herrmann, S. D., & Ainsworth, B. E. (2022). . Energy Cost of Reclining, Sitting, and Standing Activities in Chinese Adults.
  • Hagger-Johnson, G., Gow, A. J., Burley, V., Greenwood, D., & Cade, J. E. (2016). . Sitting Time, Fidgeting, and All-Cause Mortality in the UK Women's Cohort Study.
  • Pettit-Mee, R. J., Ready, S. T., Padilla, J., & Kanaley, J. A. (2021). . Leg Fidgeting During Prolonged Sitting Improves Postprandial Glycemic Control in People with Obesity.
  • Morishima, T., Restaino, R. M., Walsh, L. K., Kanaley, J. A., Fadel, P. J., & Padilla, J. (2016). . Prolonged sitting-induced leg endothelial dysfunction is prevented by fidgeting.
  • Evans, W. S., Stoner, L., Willey, Q., Kelsch, E., Credeur, D. P., & Hanson, E. D. (2019). . Local exercise does not prevent the aortic stiffening response to acute prolonged sitting: a randomized crossover trial.