Ergonomia e lavoro

L’inclusione delle persone con disabilità: un punto di vista ergonomico

disabilità ergonomico

Il 3 dicembre ricorre la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, indetta dall’assemblea delle Nazioni Unite nel 1992. In questa importante occasione, nell’articolo di oggi parleremo di come si possa favorire l’inclusione o il reinserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro adottando una visione di tipo ergonomico.

Partiamo quindi da un’importante premessa: La disabilità è definita dall’OMS come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali, e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo.

È importante osservare quindi come la definizione implementata all’interno dell’ICF (International Classification of Functioning, disability, and health; Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) abbracci non solo la sfera personale, cioè il grado di deficit o menomazione, ma anche l’ambiente che circonda la persona, con le sue potenziali barriere. 

Anche l’Istat ha adottato questa definizione, e nell’ultimo report sul tema, del 24 marzo 2021 (con dati riferiti al 2019), riporta come in Italia il 5,2% della popolazione (3 milioni 150 mila persone) viva in condizione di disabilità tale da limitarne la capacità di svolgere le attività quotidiane. Nello stesso report si evidenzia come le persone con disabilità siano fortemente svantaggiate nel mercato del lavoro: risulta occupato meno di un terzo (32,2%) delle persone con gravi limitazioni tra i 15 e i 64 anni.

Ritornando alla definizione di disabilità data, possiamo notare come questa abbia delle interessanti assonanze con il campo di studio dell’ergonomia, che, ricordiamo, si occupa dello studio dell’interazione tra uomo, tecnologia, e ambiente lavorativo. 

Possiamo quindi leggere la questione dell’adattamento del luogo di lavoro all’inserimento di una persona con disabilità come un problema di tipo ergonomico, e numerosi passi sono stati compiuti in questa direzione.

Uno dei primi articoli scientifici che siamo riusciti a reperire sull’argomento è “Concept of ergonomic and systematic work design for disabled workers”, pubblicato nel 1985 da Wieland e Schüsse, in cui viene proposta una metodologia per inquadrare i luoghi, gli strumenti, e la formazione atti all’inserimento della persona con disabilità.

Alcuni anni dopo, nel 1999, viene presentato dall’istituto di biomeccanica di Valencia il software ErgoDis, pensato per rilevare le eventuali incompatibilità tra lavoratore con disabilità e richieste delle diverse mansioni lavorative, per individuare quella più adatta e a rischio minore.

In una prima fase, per ogni mansione lavorativa, vengono analizzati il luogo di lavoro, con le sue barriere architettoniche e da un punto di vista di condizioni ambientali e psicosociali e le richieste fisiche, sensoriali, comunicative e cognitive di ciascun compito, ai quali viene aggiunto il rischio di sovraccarico biomeccanico dovuto al carico di lavoro.

Dopodiché vengono raccolte le informazioni necessarie dalla persona con disabilità, valutandone le capacità fisiche, sensoriali, comunicative e cognitive e la sua tolleranza alle condizioni di lavoro descritte prima. 

Confrontando questi due set di dati, viene valutata l’opportunità di inserimento della persona con disabilità e gli adattamenti ergonomici alla postazione, per facilitarne l’attività e ridurne il rischio di sovraccarico biomeccanico e di infortunio.

disabilità ergonomico
Tortosa et al.

Alcuni esempi di adattamenti della postazione, raccolti da diversi casi studio, includono:

  • Preparare postazioni di lavoro che siano compatibili con l’utilizzo di carrozzina.
  • L’utilizzo di segni e guide sugli assemblaggi per facilitare l’ordine corretto delle azioni, con immagini che mostrano un pezzo ben assemblato.
  • L’utilizzo di tastiera a schermo con predizione del testo per permettere il lavoro al pc con il solo mouse (ed eventualmente l’utilizzo di mouse adattati a disabilità fisiche), o, in alternativa, software di riconoscimento vocale e funzionalità “speech-to-text”.
  • La garanzia di spazi adeguati per la persona e per gli ausili che utilizza.
  • Utilizzo di segnali luminosi per persone con disabilità uditive.
  • L’adozione di flessibilità oraria e possibilità di lavoro remoto.
disabilità ergonomico
Microsoft

Un altro metodo impiegato è l’Assessment of Work Performance (AWP, valutazione delle prestazioni lavorative), che, in maniera simile all’ErgoDis, valuta le capacità, relativamente alle attività lavorative, di tipo motorio, cognitivo e comunicativo/ di interazione.

Si parla quindi sempre di interazione tra uomo e gli altri elementi del sistema di lavoro, il cardine dell’ergonomia. Un inquadramento ergonomico può essere quindi utile per facilitare l’integrazione di queste persone. Rientrando nel mondo del lavoro, si facilita l’indipendenza e l’autonomia, nonché la realizzazione personale.

In conclusione, l’inclusione delle persone con disabilità nei luoghi di lavoro è un tema sempre più sentito, con numerose iniziative di promozione, anche in ottica di bilancio di sostenibilità.

Bibliografia

  • Tortosa L, Ferreras A, García-Molina C, Chirivella C, Page A. IBV. ErgoDis/IBV.. Método de adaptación ergonómica de puestos de trabajo para personas con discapacidad. Manual de uso [ErgoDis/IBV. Method of ergonomic adaptation of jobs for people with disabilities. User's manual] Valencia (Spain): Instituto de Biomecánica de Valencia (IBV). 1999.
  • van Berkel R, Breit E. . Organizational Practices for the Inclusion of People with Disabilities. A Scoping Review. J Occup Rehabil. 2024 Jul 30. doi: 10.1007/s10926-024-10228-5. Epub ahead of print. PMID: 39080152.
  • Wieland, K.; Schütte, M... Concept of ergonomic and systematic work design for disabled workers. International Journal of Rehabilitation Research 8(2):p 143-152, June 1985.